Ognuno di noi sogna un lavoro che lo appaghi, che lo soddisfi. Molti di noi, trovano questa soddisfazione quando riescono a fare carriera in qualche azienda. Alcuni si accontentano di portare meccanicamente a casa uno stipendio perché danno priorità ad altri aspetti della loro vita. Altri ancora, magari meno fortunati, non riescono a trovare la propria strada, lavorativamente parlando.
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Nel mio caso, ho avuto un mutamento di interessi nell’arco del tempo. La montagna, che inizialmente vedevo solo come un hobby, come una grande passione per il tempo libero, è diventata il desiderio di qualcosa di più. Le nuove tecnologie, i computer, la grafica, sono tutti interessi sui quali mi sono formato e che fanno parte del mio lavoro però mi accorgo sempre più come corriamo tutti troppo. Le energie, a livello produttivo aziendale, si concentrano sempre di più sul “fare tanto e fare in fretta” costringendoci a ritmi frenetici. Io voglio rallentare.
Io voglio poter educare le persone a ricordarsi di appendere l’orologio al chiodo, dimenticare le preoccupazioni del quotidiano, almeno per il lasso di tempo necessario all’escursione, e fare un passo indietro piuttosto che uno in avanti.
Nel mio immaginario, il mio obbiettivo è poter accompagnare le persone a scoprire il rispetto per l’ambiente montano che ci circonda perché lassù, i ritmi seguono il tempo delle stagioni e non un cronografo che fa tic-tac.